MotoGP, Valentino Rossi ad Aragon come a Misano? Intanto il "dottore" bacchetta i ducatisti su Twitter

MotoGP, Valentino Rossi ad Aragon come a Misano? Intanto il "dottore" bacchetta i ducatisti su Twitter:

Ogni gara, si sa, fa storia a sé e adesso ad Aragon tocca a Valentino Rossi e alla Ducati dimostrare se Misano è stata solo una parentesi felice (e fortunosa) o la tappa del riscatto dopo due stagioni molto al di sotto delle aspettative. Persino Jeremy Burgess tende a sminuire il secondo posto sul circuito romagnolo del nove volte campione del Mondo perché ottenuto grazie anche all’assenza di Casey Stoner e alla caduta di Dany Pedrosa: è solo “scaramanzia” sperando nel bis in terra spagnola o un modo per mettere le mani avanti con la convinzione che Valentino rientrerà nei ranghi senza possibilità alcuna di tornare sul podio?
Ora, poco conta ripercorrere le tappe delle due stagioni travagliate in cui il blasonato binomio tricolore ha fallito gli obiettivi prefissati: tornare a dividersi sulle responsabilità (colpa del pilota o colpa della moto?) di tale debacle è come dire se è nato prima l’uovo o la gallina. Fatto sta che la moto di Borgo Panigale, pur nel suo ininterrotto sviluppo e nelle sue evoluzioni, non è mai stata in questi ultimi due anni una MotoGP vincente, come dimostrano anche i risultati di Hayden e di altri piloti.
Ma altrettanto evidenti e pesanti sono le responsabilità di Valentino, mai capace di interpretare la quattro cilindri bolognese, spesso indeciso sulle indicazioni di sviluppo, altalenante nella sua condotta in prova e in gara, ben lontano da quanto fatto vedere negli anni precedenti. In questo quadro, lascia almeno perplessi l’intervento personale di Valentino Rossi su Twitter: “È perlomeno curioso che il 90% delle persone che mi attacca su Twitter sia ducatista”. Un modo maldestro, specie alla vigilia di un Gran Premio così importante per il campione di Tavullia, benzina buttata sul fuoco, al limite dell’autolesionismo. Cui prodest?
Tornando a Misano, quel risultato ha un valore non tanto e non solo per la piazza d’onore (che comunque conta) e non tanto e non solo per un distacco contenuto dal vincitore Lorenzo, ma per i tempi sul giro, il passo, la tattica e la strategia di gara, che hanno riproposto un Rossi degno del suo passato. Tutto qui. A dimostrazione che il pilota non è finito, che quel pilota – pur con gli anni che passano – può affrontare da “protagonista” il 2013 in sella alla Yamaha factory.
Ecco perché Aragon è importante. Il podio può sempre arrivare, magari con l’aiutino della dea bendata. Quel che conta oggi per Valentino è dare seguito e continuità alla prestazione di due settimane fa a Misano. A trarne vantaggio non sarebbe solo il campione pesarese (e anche la Casa bolognese) ma tutta la traballante MotoGP, appesa al duello per il titolo iridato fra gli spagnoli Lorenzo e Pedrosa. Il bicchiere è mezzo vuoto.




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